Reati fiscali

Una imprenditrice, a seguito di un accertamento contabile dell’Agenzia delle Entrate, si vedeva contestare il reato di evasione fiscale. Ciò in quanto, al fine di evadere le imposte sul valore aggiunto non presentava, pur essendovi obbligata, la dichiarazione per l'esercizio dell’anno finanziario né corrispondeva l'importo inerente alla predetta imposta che sarebbe ammontato ad euro 397.411,00. L'importo presuntivamente evaso, era frutto di una determinazione induttiva effettuata dall’Agenzia stessa che si dichiarava sprovvista di qualsivoglia documentazione per effettuare calcoli precisi. La norma in questione prevede la reclusione da uno a tre anni qualora, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, il soggetto non presenti, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte e ciò, esattamente, quando  l'imposta evasa sia superiore, con riferimento a ciascuna delle singole imposte, a euro cinquantamila.

Durante lo svolgimento del procedimento penale lo Studio evidenziava immediatamente l’inattendibilità del metodo usato dall’Agenzia delle Entrate per determinare l’importo presuntamente evaso (euro 397.411,00). Altresì sottolineava come la Cliente avesse tempestivamente inviato la comunicazione annuale di dati IVA dalla quale risultava chiaramente che l'importo IVA dovuto dunque, presuntamente evaso, fosse di gran lunga inferiore a quello contestato, e ciò in quanto non era stata presa in considerazione la differenza tra l’ammontare dell’IVA contenuta nelle fatture di vendita emesse, e quello contenuto nelle fatture d’acquisto, per l’esattezza ad € 15.554,27.

Al fine di far acquisire in giudizio rapidamente ed in maniera efficace gli elementi probatori sopra descritti in favore dell’imputata, lo Studio optava per un rito alternativo abbreviato condizionato all’acquisizione della documentazione contabile, vale a dire la comunicazione annuale dei dati IVA, nonché l’elenco completo delle fatture d’acquisto. La strategia risultava vincente in quanto la Cliente veniva assolta con formula piena, essendo l’importo ottenuto dall’esame della documentazione prodotta, ampiamente ancorato al di sotto della soglia di punibilità penale di € 50.000,00 necessaria affinché si potesse configurare la fattispecie delittuosa contestata.